Considerazioni sulla lettera di La Malfa ai repubblicani Ricostruzione parziale degli avvenimenti La lettera di La Malfa ai repubblicani mi sembra una ricostruzione parziale degli avvenimenti a difesa dell’incapacità di vedere chiaro nella situazione politica del paese in questo decennio. A Bari si consumò la rottura storica del PRI con la dialettica democratica a sinistra, con una robusta minoranza che sosteneva la necessità di una terza via che desse voce politica ad una forza liberal-democratica capace di rompere un bipolarismo di potere che tendeva al bipartitismo. La Malfa scelse di stare nel bipolarismo e di farne organicamente parte. E così nel 2006, dopo aver negato il simbolo al partito dell’Emilia-Romagna nelle regionali nel 2004, la minoranza sosteneva un progetto terzo contro la destra populista e popolare europea e la sinistra socialista, invece il PRI con La Malfa preferì consolidare un bipolarismo di potere dove Berlusconi e Prodi erano i leader ma dove Veltroni, Casini, Fini e Rutelli erano i generali. Dopo la caduta del governo Prodi il partito scelse ancora l’alleanza di centrodestra dove Casini si smarcò per litigi con Fini relativi all’eredità berlusconiana. Fini si fuse con Berlusconi verso un bipartitismo e Rutelli si fuse con Veltroni per il bipartitismo PDL-PD. Il PRI scelse ancora il centroestra ma scelse anche di rimanere in vita e di non sciogliersi nel PDL, cosa che voleva fare Giorgio La Malfa. Per questo pagammo un prezzo in termini di rappresentanza parlamentare, ma rimanemmo liberi di aderire ad un governo in termini programmatici, scegliendo di muoverci strategicamente verso il superamento del bipolarismo e per un progetto liberal-democratico, l’unico che dà dignità politica programmatica ad una posizione terza e che non sia solo il risultato di fallimenti di carriere personali o di interdizioni di potere, come ricorda molto il terzo polo proposto da Casini, Fini e Rutelli. Nessuno vincola il PRI a rimanere nel centrodestra ma nessuno lo può obbligare a confondersi o diluirsi in un simile guazzabuglio. L’interesse del PRI e soprattutto del paese, sta nella capacità di costruire una forza che abbia il coraggio di parlare al paese con linguaggio del rigore, dell’interesse generale e con la modernità che le forze che si richiamano al popolarismo europeo e al socialismo non possono fare perché sono gli eredi di quell’assistenzialismo corporativo che ha determinato il disastro. Quindi, aldilà di cosa diranno i probiviri, esiste un dissenso politico che non può essere celato fra l’impostazione di Giorgio La Malfa e il resto del partito che deve essere ricondotto nella dialettica interna del PRI, ma da cui si è sottratto lui nel momento in cui ha deciso di sottrarsi alle regole del partito, senza nemmeno il rispetto di un confronto in direzione. Mi auguro che, se verrà condannato, La Malfa rifaccia domanda di iscrizione e dichiari, come tutti gli iscritti, nella domanda, che accetterà le regole del partito. Citare l’eventuale violazione di Del Pennino o della Sbarbati non lo rende innocente, anzi proponendo un sistema che passi sopra le regole, propone l’azzeramento della diversità repubblicana che sta nel rispetto delle regole a tutela della libertà. Se è convinto che Del Pennino o la Sbarbati abbiano violato le regole li denunci ai probiviri chiedendo un giudizio, non usandoli per la propria immunità. Per il resto i contenuti di rigore, abolizione delle Province, riforma dei partiti, abolizione delle prefetture, delle circoscrizioni, accorpamento almeno a 15000 abitanti, dimezzamento dei parlamentari, il PRI li può proporre con iniziative proprie, come in parte è stato fatto, non certo solo se si è nel calderone del terzo polo di Casini che, tra l’altro, non vuole il superamento del bipolarismo, anzi nelle dichiarazioni di Fini solo un centrodestra diverso da contrapporre alla sinistra. Saranno le proposte, unitamente alla riforma fiscale che il PRI mi auguro presenti a Tremonti alla ripresa, e devono essere vincolanti per la nostra permanenza nel governo. Noi non siamo di quelli che escono dalle maggioranze ma mantengono gli incarichi a suo tempo avuti da quelle maggioranze. Widmer Valbonesi ***** Andare verso il Centro: ma chi lo deciderà? Non ho capito se la lettera di La Malfa sia un invito rivolto ai senatori Del Pennino e Sbarbati, ed a tutti "i repubblicani", ad andare con lui al Centro o una richiesta a Nucara di riaccoglierlo nel PRI che appoggia il Governo. Più in generale non ho capito cosa vuole fare in concreto: restare nel Centro di Casini, Fini e Rutelli o essere riammesso nel PRI? Anche a volergli dare ragione sul severo giudizio di politica economica, non mi pare che possa pretendere che il PRI vada con lui al Centro prima che lo abbia deciso il Partito. L’unico argomento che potrebbe consentire al Collegio dei Probiviri di accogliere il suo ricorso è che dichiari di aderire alla linea politica del PRI e non si faccia più vedere in giro con i leader del Centro. Se poi La Malfa - una volta rientrato - convincerà gli Organi del PRI che bisogna andare tutti al Centro, andremo tutti al Centro. Se La Malfa entro domani facesse una chiara dichiarazione nel senso del riconoscimento della linea politica assunta dagli Organi del PRI, senza assolutamente alcun obbligo di cambiare le proprie idee personali, io stesso farei lo sciopero della fame davanti a Corso Vittorio Emanuele II fin quando non fosse riammesso. Tra uomini onesti, come sono La Malfa e Nucara, potrebbero parlarsi su questa cosa ed avviare un chiarimento personale e pubblico. Stefano Covello, vice segretario dell’Unione romana del PRI |